Ephemera by Caterina Erica Shanta

ph. Caterina Erica Shanta

Inaugurazione Ephemera. Festiva di Cultura Immateriale Libreria Martincigh, Udine; Mostra: Here, There & Everywhere di Riccardo Arena, Cristina Burelli, Michela Lupieri

english below

 

 

Ephemera. Festival di cultura immateriele
visto e raccontato da Caterina Erica Shanta

 

 

Caterina Erica Shanta
nasce come montatrice video e cinematografica,
abituata a vedere migliaia di immagini, tagliare, frammentarle, riconoscere e collocarle in gradi di semantica.

 

 [Inaugurazione di Ephemera. Festiva di Cultura Immateriale Libreria Martincigh, Udine
Mostra: Here, There & Everywhere di Riccardo Arena, Cristina Burelli, Michela Lupieri]

 

La mia relazione con la fotografia nasce dal rapporto con l’archivio, con quella volontà di raccogliere e mettere in relazione le immagini per generare ricerca e discorso.
Le immagini che mi interessano sono spesso delle “sopravvissute” dalla connotazione biografica e autobiografica, che mescolano aspetti storici e documentali, filosofia, media theory, l’etno-antropologia visuale, l’archeologia digitale e il cinema. Da questo connubio interdisciplinare sulla fotografia si genera la ricerca nel mio lavoro, che ne analizza i parametri di visibilità, accesso e fruibilità.

Le immagini che mi interessano sono spesso delle “sopravvissute” dalla connotazione biografica e autobiografica, che mescolano aspetti storici e documentali, filosofia, media theory, l’etno-antropologia visuale, l’archeologia digitale e il cinema.

Le immagini circolano, si riproducono, si depositano, si estinguono, si sporcano, si decompongono, si polverizzano in nubi digitali.

Nella mia pratica artistica attraverso le immagini raccolgo innumerevoli storie, con l’esplorazione di tematiche inerenti spesso ad eventi traumatici, silenzi storici e momenti di guerra visibile che si traducono in memorie personali, spesso non traducibili in modo lineare.

La fotografia quindi costituisce un oggetto di relazione in grado di veicolare la storia del suo custode; è inoltre il risultato significante dell’infrastruttura che l’ha generata e conservata; è perciò un documento frutto di un contesto del quale porta i segni come cicatrici.

 

[Prato d’Arte Marzona, Villa di Vergenis
Danzatori: Arteffetto Danza
Coreografia: Marta Melucci / Compagnia Schuko
Light design: Gary Brackett Musica: Coro Zahre, Sauris
Opere site specific: Sol LeWitt, Bruce Nauman, Richard Long, Dan Graham]

 

 

La fotografia quindi costituisce un oggetto di relazione in grado di veicolare la storia del suo custode; è inoltre il risultato significante dell’infrastruttura che l’ha generata e conservata; è perciò un documento frutto di un contesto del quale porta i segni come cicatrici.

Potrei affermare che questo sia una sorta di statement d’artista o una vocazione personale. Solitamente, quando scatto fotografie, lo faccio nell’ottica di prendere degli appunti visuali sul soggetto attorno al quale mi interessa fare ricerca.
Attraverso l’obiettivo seleziono dei frammenti già nel momento in cui scatto, quindi cerco di comprendere se può essere innestato un punto di partenza narrativo.

 

 

Ephemera per me è stato diverso.
Ho lavorato in maniera ibrida, cercando di ragionare nell’ottica di dover creare io stessa un archivio di elementi effimeri quali immagini, suoni, video, come una sorta di costellazione che andrà poi finalizzata in una mappa concettuale interattiva online sul sito di Ephemera.
Ammetto che ho lavorato un po’ al di fuori del mio contesto abituale, anche nella cura estetica delle immagini, improntate maggiormente alla comunicazione e ad un certo minimalismo, sia nei gesti ritratti, nel colore e nell’inquadratura, che dei contesti in cui avvenivano le azioni.

 

 

Del festival, mi sono rimasti nel cuore diversi aspetti e ciò che più mi ha colpita sono state le persone che lo hanno reso possibile.
Amo molto lavorare a progetti che esistono grazie ad uno sforzo collettivo.
Rachele D’Osualdo, Michela Lupieri ed Eleonora Cedaro sono state talmente brave che hanno creato qualcosa di magico, che spero si ripeterà negli anni a venire.

 

 

 

[Alvin Curran, Sound performance per sintetizzatori, vigneti e tramonto, Vigne Musem, Rosazzo]

 

Penso inoltre alle “madrine”, le sostenitrici del festival che hanno condiviso, oltre al proprio vissuto e alla propria esperienza professionale in campo artistico, i luoghi del festival e hanno aperto le porte delle proprie attività commerciali e di casa propria.

Amo molto lavorare a progetti che esistono grazie ad uno sforzo collettivo.

 

 

Vedo, nella rete di persone che si è creata per Ephemera e attorno ad Ephemera, un potenziale inestimabile per l’arte contemporanea in Friuli Venezia Giulia, che andrebbe ampliato nella reiterazione del festival.
A mio avviso sarebbe splendido poterlo ripetere in modo da renderlo un evento a cadenza annuale, al fine di creare un riferimento in grado di attirare soggetti.

 

 

[Ephemera a palazzo / Musica specchio spazio – liuto, tastiere, live electronics
Fabio Accurso (liuto), Giorgio Pacorig (Fender Rhodes), Veniero Rizzardi (regia sonora)
In collaborazione con DRAMSAM
Centro Giuliano di Musica Antica e il Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova
Palazzo Lantieri, Salone da Ballo, Gorizia – sede dell’opera Skies, Michelangelo Pistoletto]

 

Vedo, nella rete di persone che si è creata per Ephemera e attorno ad Ephemera, un potenziale inestimabile per l’arte contemporanea in Friuli Venezia Giulia…

…data la mia esperienza, credo che in FVG vada fatta una riflessione sulle periferie e sulla messa in rete dei soggetti, anche per quanto riguarda l’arte contemporanea.
Il FVG, non essendo caratterizzato da grandi città accentratrici (vedi Torino, Milano, Roma o Napoli), si esprime nella trasversalità del suo territorio in modo diffuso, con contributi diversificati tali da formare una sorta di costellazione attorno all’arte contemporanea.
Sono questi i soggetti da mettere in relazione, ed Ephemera l’ha fatto molto bene già dal primo anno.

 

[Effemeridi, personale di Riccardo Arena, a cura di Michela Lupieri
Trieste Contemporanea, via del Monte 2/1, Trieste]

 

 

caterinaericashanta.it

ephemerafestival.it

 

 

 

 

 

Ephemera. Intangible Culture Festival
seen and felt by Caterina Erica Shanta

 

Caterina Erica Shanta is a video and film editor.

My relationship with photography stems from my relationship with the archive, with that desire to collect and relate images to generate research and discourse.
The images that interest me are often “survivors” with biographical and autobiographical connotations, with historical and documentary aspects, a mix of philosophy, media theory, visual ethno-anthropology, digital archeology and cinema. The research within my work is generated from this interdisciplinary union,, which analyses the parameters of visibility, access and usability.
Images circulate, reproduce, settle, become extinct, get stained, decompose, pulverise into digital clouds.
In my artistic practice countless stories are generated through the images I collect, with the exploration of themes often inherent in traumatic events, historical silences and war moments that translate into personal memories, often not translatable in a linear way.
Photography therefore constitutes an object of relationship capable of conveying the story of its keeper; it is also the significant result of the infrastructure that has generated and preserved it; it is therefore a document of a context, of marks like scars.
I could say that this is a kind of artist statement or a personal vocation. Usually, when I take photographs, it is liketaking visual notes on the subject around which I am interested in doing research.
Through the lens, I select fragments from the moment I shoot, so I try to understand whether a narrative starting point can be inserted.

Ephemera was different for me.
I worked in a hybrid way, trying to reason with a view of creating myself an archive of ephemeral elements such as images, sounds, videos, as a sort of constellation that will then be finalised in an interactive online concept map on the Ephemera website.
I admit that I worked outside my usual context, also with the aesthetic aspect of the images, which are more minimal, in gestures portrayed, in colour and in frame, and also in the different contexts in which they took place.
Several aspects of the festival stay in my heart and as well as the people who made it possible.
I really love working on projects that exist thanks to a collective effort.
Rachele D’Osualdo, Michela Lupieri and Eleonora Cedaro were so good that they created something magical, which I hope will be repeated in the years to come.
I am also thinking of the “godmothers”, the supporters of the festival who shared, in addition to their own experience and professional experience in the artistic field, the places of the festival and opened the doors of their own businesses and homes.
I see, in the network of people created for Ephemera and around Ephemera, an inestimable potential for contemporary art in Friuli Venezia Giulia, which should be expanded as the festival is repeated . In my opinion it would be wonderful to be able to repeat it in order to make it an annual event, in order to create a reference-point which attracts themes.
… I believe that in FVG a reflection on the peripheries and on the networking of subjects must be carried out, also with regard to contemporary art. These are the topics which need to be put in relation, and Ephemera did it very well in the first year.

 

caterinaericashanta.it

ephemerafestival.it