“L” & “V” / Lorenzo e il Vetro

Fused Cotisso, Terracotta, Manta, Cochinilla Dyed Yam Green Pigment, Plum in Gocta, 2019, Archivial Pigment Print, 130 x 86.6 cm, courtesy of the artist

english below

 

 

 

“Conversazione tra “L” e “V” / Lorenzo e il Vetro

scritto in collaborazione con Elena Rivoltini

__

Confinis
progetto a cura di Marco Tagliafierro

__

 

L – Dunque possiamo finalmente parlare, io e te, in quella che a molti sembrerà una conversazione implausibile… 

V –  … ma che ricalca con fedeltà il silenzioso dialogo che intratteniamo quotidianamente, quando mi usi come materia creativa. Mi tieni tra le mani, studi le mie forme, immagini come abbinarmi a un tessuto, come avvolgermi in una rete da pesca, come integrarmi nelle cromie pulsanti delle tue opere.

Mi tieni tra le mani, studi le mie forme, immagini come abbinarmi a un tessuto, come avvolgermi in una rete da pesca, come integrarmi nelle cromie pulsanti delle tue opere.

Panamericana Sur KM410, UV print on Murano Glass, 30.5 x 21 cm, courtesy of the artist

 

Chissà quale nuovo accostamento materico hai in mente per me… Me lo sono domandato ultimamente. Non mancherò di chiedertelo, più tardi, in questo nostro conversare. Prima però – dimmi, ti ricordi quando ci siamo incontrati? 

L – Ti osservavo per ore, nella mia casa d’infanzia al Lido di Venezia. Eri un piccolo uovo in vetro di Murano, accortamente sistemato da mia madre in salotto. Al tuo interno, un frammento di avventurina ramata, un microcosmo cangiante, che mi sembrava allo stesso tempo così vicino e così irraggiungibile. Ti tenevo tra le mani, ti scuotevo, ti capovolgevo… 

V – Infatti! Che nausea! Ora posso confidartelo… 

L – Hai ragione! Perdona questi smottamenti, erano dettati dall’autentica curiosità di un bambino. Allora non sapevo che ti avrei adoperato così tanto nei miei lavori futuri, eppure la mia attrazione era già così precisa: ammiravo la tua capacità di trasportare e insieme riflettere la luce, lasciarti attraversare e allo stesso tempo respingerla in un bagliore. E poi le gocce congelate della vetrificazione, così fisse, apparentemente stabili… 

…ammiravo la tua capacità di trasportare e insieme riflettere la luce,
lasciarti attraversare e allo stesso tempo respingerla in un bagliore.

V – “Apparentemente”, dici bene! 

L – Esatto, anche questo mi attraeva di te: l’impossibilità di definire il tuo stato. Mi sembravi solido, ma percepivo la tua connaturata instabilità, la tua liquidità interiore, la tua propensione alla trasformazione. Sei il materiale in divenire per eccellenza: plasmabile, duttile, sempre in una zona di confine, in uno stato materico intermedio. 

Sei il materiale in divenire per eccellenza: plasmabile, duttile, sempre in una zona di confine, in uno stato materico intermedio.

V – Quando hai compreso questa mia eterna mutevolezza? 

L – Durante il liceo artistico, mentre studiavo le vetrate delle chiese gotiche. Scoprii che col passare dei secoli la base inferiore della vetrata assumeva uno spessore di gran lunga maggiore rispetto a quello della parte superiore. Ti confesso che il fatto non mi sorprese, la mia intuizione infantile era corretta: la tua solidità è un’apparenza fallace, la tua essenza è l’instabilità. 

…la mia intuizione infantile era corretta: la tua solidità è un’apparenza fallace, la tua essenza è l’instabilità.

 

Fused Cotisso, Terracotta, Manta, Cochinilla Dyed Yam Green Pigment, Plum in Gocta, 2019, Archivial Pigment Print, 130 x 86.6 cm, courtesy of the artist

 

V – Prima del liceo però ti eri già innamorato di me… 

L – Certo che in tutti questi anni non hai perso la tua delicata malizia… Ti piace essere corteggiato…. Tuttavia hai ragione: il colpo di fulmine avvenne a quattordici anni, quando entrai per la prima volta nella fornace di mio padre. Sebbene ne fosse il proprietario, non capitò mai che mi invitasse a visitarla prima di quel giorno. Ricordo queste immagini come in un vivido montaggio mnemonico: torrida estate veneziana. Ambiente buio. Un raggio di luce naturale filtrato da una finestrella. Il baluginio di un neon. Caldo. Molto caldo. Il maestro vetraio seduto sul trespolo e seguito a ogni movimento dagli inservienti. Gocce di sudore del maestro vetraio. Le sue mani che danzano sapientemente sulla canna da soffio. La pasta vitrea incandescente che poco a poco prende forma.
Ero intensamente ipnotizzato da quello che ai miei occhi appariva come un ancestrale rito di gruppo, quando si spalancò la bocca del forno e compresi la profondità e la potenza arcaica delle tue origini: dentro la bocca della muffola roteava viva una fiamma arancione con striature giallastre. Emanava un calore violento, sentivo ardere la pelle. Sei figlio di Efesto, il dio del fuoco, delle fucine, dell’ingegneria, della plasmazione, della scultura. L’immagine del fuoco è rimasta impressa nitidamente nella mia memoria. 

Emanava un calore violento, sentivo ardere la pelle.
Sei figlio di Efesto, il dio del fuoco, delle fucine, dell’ingegneria, della plasmazione, della scultura.

V – Hai dovuto però aspettare altri quattro anni prima di potermi maneggiare… 

L – È vero! Ho aspettato fino a diciott’anni, quando ho fatto un corso di vetro fusione sull’isola di San Servolo. Ho imparato a tagliarti e a lavorarti in piano, trattandoti quasi come un foglio di carta. Modellavo fili di vetro come se stessi disegnando col tratto della grafite. Da allora, è stato impossibile separarsi, anzi, ci siamo avvicinati in un crescendo continuo. 

V – Non siamo mai stati così vicini come nell’ultimo periodo…

L – Dici bene, e credo tu sappia il perché. 

V – Perché ti sto accompagnando in un viaggio di riscoperta delle tue origini. Non più – o non solo, un viaggio geografico, effettivo, tacciabile su mappa, ma un viaggio impalpabile, interiore, un cammino a ritroso nella tua biografia famigliare. 

 

Brown Fortuny, Mantas, Conchinilla & Ccoli Dyed Yarn, Fishing Nets, Wood in Lazzaretto Vecchio

 

L – Non credo di afferrare appieno ciò che intendi, spiegami di più…

V – Tuo padre è veneziano, giusto?

L – Esatto…e mia madre… 

V – Peruviana! Confermi?

L – Sì, fin qui tutto corretto. 

V – Ora, non potrai negare che la tua ricerca, la tua più recente aspirazione interiore sia quella di accostare, di far collimare questi due mondi geografici così distanti, racchiusi nel tuo stesso DNA. Sospendere per un attimo latitudine e longitudine per creare un effimero concentrato materico, una fusione salda e fragile, armoniosa e contraddittoria tra i materiali dell’uno e dell’altro polo di provenienza. 

L – Inizio a riconoscermi nelle tue parole… 

V – Quando parlavo di viaggio geografico, mi riferivo a quando mi hai prelevato da Murano mi hai portato con te nella selva peruviana, fondendo ad alte temperature il vetro grezzo e le terre andine – ed ecco che ritorna il fuoco, il calore, la scoperta giovanile e bruciante in quella fornace! 

L – Dici bene, fino a quel momento lavoravo per lo più giustapponendo materiali diversi, poi ho cominciato fonderli creando ibridi materici inesistenti, inconsueti, contraddittori. Ma c’è ancora una cosa che mi sfugge…queste contraddizioni, questi slanci antitetici, come li leghi a me, al mio vissuto? Quando prima parlavi di viaggio, hai citato anche un mio viaggio interiore, biografico… 

 

Green Cotisso, Mantas, Foam, Green Fortuny, Mask, Wicker Vase, Blue Plastic in Paracas, 2019, Archival Pigment Print, 75 x 50 cm, courtesy of the artist

 

V – Tu stesso mi hai parlato di tuo padre… 

L – Vero, e quindi? 

V – Tuo padre decise di partire, ventenne, alla volta del Perù, per aprire una produzione di vetro oltreoceano. 

L – Parlami di lui, di quel viaggio….. Credo tu abbia passato molto più tempo vicino a mio padre di quanto non abbia fatto io stesso. In un certo senso sei il collegamento più intenso che ho con lui. Raccontami, ti ascolto. 

V – Partimmo da Murano e viaggiamo sulla Marco Polo, una nave metà cargo metà passeggeri. Oltre a una squadra di neo -arruolati maestri vetrai, portavamo con noi grandi quantità di vetro grezzo, cotissi, soda tedesca, strumenti di lavorazione, ferri sbusi, cannule, pinze, pontelli… è stata un’avventura audace, una scommessa intrepida… 

L – Chissà perché mio padre mi ha sempre tenuto lontano da questo mondo… 

V – Per permetterti di riscoprirlo da te, con la tua ricerca materica, con la paziente sperimentazione giorno per giorno e non con un semplice resoconto verbale… 

L – Forse hai ragione…Sai cosa? In tutta questa ricerca – come l’hai chiamata? A ritroso nella mia biografia, verso le origini, quello che arrivo a scoprire….è che mi sento sempre più simile a te. Ostinarsi a capire se si appartiene di più a una o all’altra cultura è uno sforzo inutile. Non si appartiene definitivamente a nessuna origine, si viaggia sul crinale mutevole dell’una e dell’altra genealogia. Impossibile – oltre che inutile, dare definizioni immutabili. “Definire” corrisponde a decretare la morte di una ricerca artistica. La definizione è l’epitaffio della creatività. In questo senso sono come te: cangiante, multiforme, liminale, in continuo divenire. 

Impossibile – oltre che inutile, dare definizioni immutabili.
“Definire” corrisponde a decretare la morte di una ricerca artistica.
La definizione è l’epitaffio della creatività.
In questo senso sono come te: cangiante, multiforme, liminale, in continuo divenire.

V – Abbiamo una composizione molecolare simile, Lorenzo! 

L – Ed è anche questo ad affascinarmi: il fatto che la tua peculiare struttura molecolare abbia permesso all’uomo di trasformarti in lente e spingere il proprio sguardo verso l’infinitamente piccolo, il microscopico, e verso l’infinitamente grande, l’universale in senso cosmico, astrale, Galileiano. 

 

Mantas, Floater, Green Fortuny, Cochinilla & Kinsaccuchu dyed Yarn, Wood, Body in Forte di Mezzo, 2019, Archival Pigment Print, 75×50 cm, courtesy of the artist

 

V – Anche tu, veicoli il tuo sguardo attraverso di me, attraverso di me-lente. Sono oggetto e soggetto del tuo sguardo. Quando fotografi una tua scultura contenente, tra i vari manufatti, anche il vetro, non fai altro che duplicare materia della visione e materia della creazione in una sorta di gioco meta-teatrale. 

Sono oggetto e soggetto del tuo sguardo.

L – Hai ragione…e questo nostro ragionare sull’impercettibilmente piccolo e l’inimmaginabilmente grande mi ha riportato a quella sensazione che provavo, da bambino, fissando l’uovo di Murano di cui ti ho parlato…L’avventurina cristallizzata sembrava il suolo roccioso di mondi primordiali irrecuperabili e allo stesso tempo lanciava il mio spirito verso l’infinitamente-oltre… 

 

Yellow, Blue, Green and Red Cotisso in Paracas, 2019, Archival Pigment Print, 75×50 cm, courtesy of the artist

 

V – Ogni procedere è un tornare a spirale verso l’origine – l’hai detto tu, come questo nostro conversare è un disvelarsi del tempo al contrario, un ritorno alle tue mani da bambino che mi avvolgono in segreto in quel misterioso, intimo e rivelatore dialogo tattile tra me e te… 

Ogni procedere è un tornare a spirale verso l’origine…

***

 

“Conversation between L” and G” / Lorenzo and Glass”

 

__

Confinis
project by Marco Tagliafierro

__

 

L – So we can finally talk, you and I, in what to many will seem an implausible conversation…

G – … but which faithfully follows the silent dialogue that we have every day, when you use me as a creative material. You hold me in your hands, you study my shapes, you imagine how to match me with a fabric, how to wrap me in a fishing net, how to integrate me into the pulsating colours of your work. Who knows what new material combination you have in mind for me … I’ve been wondering recently. Ill certainly ask you later in our conversation. But first – tell me, do you remember when we met?

You hold me in your hands, you study my shapes, you imagine how to match me with a fabric, how to wrap me in a fishing net, how to integrate me into the pulsating colours of your work.

Panamericana Sur KM410, UV print on Murano Glass, 30.5 x 21 cm, courtesy of the artist

 

L – I watched you for hours, in my childhood home on the Venice Lido. You were a little egg in Murano glass, cleverly arranged by my mother in the living room. Inside you, a fragment of coppery aventurine, an iridescent microcosm, which seemed to me at the same time so near and yet so unattainable. I held you in my hands, I shook you, I turned you upside down…

G – Indeed! The queasiness! Now I can tell you…

L – You’re right! Forgive the upheavals, they were dictated by a child’s genuine curiosity. I didn’t know then that I would make so much use of you in my future works, yet my attraction was already so exact: I admired your ability to carry and at the same time reflect light, let it pass through and at the same time turn it back in a flash. And then the frozen drops of vitrification, so fixed, seemingly stable…

I admired your ability to carry and at the same time reflect light, let it pass through and at the same time turn it back in a flash.

G – “Seemingly,” you put it well!

L – Exactly, this also appealed to me about you: the impossibility of defining your status. You seemed solid to me, but I sensed your natural instability, your inner liquidity, your propensity for transformation. Youre the material in progress par excellence: malleable, ductile, always on the edge, in an intermediate state of matter.

Youre the material in progress par excellence: malleable, ductile, always on the edge, in an intermediate state of matter.

G – When did you come to understand my constant mutability?

L – During artistic high school, while studying the stained glass windows of Gothic churches. I discovered that over the centuries the lower part of the window became much thicker than the upper part. I confess that didnt surprise me, my childhood intuition was correct: your solid appearance is deceptive, your essence is instability.

…my childhood intuition was correct: your solid appearance is deceptive, your essence is instability.

 

Fused Cotisso, Terracotta, Manta, Cochinilla Dyed Yam Green Pigment, Plum in Gocta, 2019, Archivial Pigment Print, 130 x 86.6 cm, courtesy of the artist

 

G – Before high school, however, you were already in love with me…

L – Of course in all these years you have not lost your delicate mischief… You like being courted…. However, youre right: love at first sight happened at the age of fourteen, when I first entered my father’s furnace. Although he was the owner of it, he had never happened to invite me to visit it before that day. I remember these images as in a vivid mnemonic montage: Torrid Venetian summer. Gloomy surroundings. A ray of natural light filtering through a small window. The glimmer of neon. Hot. Very hot. The master glassmaker sitting on his stool, his every movement followed by his attendants. Beads of sweat on the master glassmaker. His hands skilfully dancing on his blowpipe. The incandescent glass paste taking shape, little by little.
I was intensely mesmerized by what to my eyes appeared to be an ancestral group rite, when the oven’s mouth opened and I understood the depth and archaic power of your origins: within the furnace swirled a living orange flame with yellowish streaks. It gave off a violent heat; I could feel my skin burning. You
re the son of Hephaestus, the god of fire, forges, engineering, shaping, sculpture. The image of fire has remained clearly etched in my memory.

It gave off a violent heat; I could feel my skin burning.
You
re the son of Hephaestus, the god of fire, forges, engineering, shaping, sculpture.

G – But you had to wait another four years before you could work with me…

L – It’s true! I waited until I was eighteen, when I took a glass smelting course on the island of San Servolo. I learned how to cut you and work you in flat pieces, treating you almost like a sheet of paper. I modelled strands of glass as if I were drawing with a pencil line. Since then, it has been impossible to separate us; indeed, we have grown closer in a continuous crescendo.

G – We have never been so close as in the latest period…

L – You’re right, and I think you know why.

G – Because I’m taking you on a journey to rediscover your origins. Not only a geographical, actual journey, traceable on a map, but also an intangible, inner journey, a journey backwards in your family history.

 

Brown Fortuny, Mantas, Conchinilla & Ccoli Dyed Yarn, Fishing Nets, Wood in Lazzaretto Vecchio

 

L – I don’t think I fully grasp what you mean, tell me more…

G – Your father is Venetian, right?

L – Exactly… and my mother…

G – Peruvian! Confirmed?

L – Yes, so far all correct.

G – Now, you cant deny that your search, your most recent inner aspiration is to link, to bring together these two geographic worlds so far apart, enclosed in your own DNA. Suspend latitude and longitude for a moment to create an ephemeral concentration of materials, a firm yet fragile, harmonious and contradictory fusion between the materials of one and the other point of origin.

L – I begin to recognize myself in your words…

G – When I talked about geographical travel, I was referring to when you picked me up from Murano and took me with you to the Peruvian jungle, melting the raw glass and the Andean lands at high temperatures – and here comes the fire, the heat, the youthful and burning discovery in that furnace!

L – You speak well, up until that moment I worked mostly by juxtaposing different materials, then I began to blend them, creating non-existent, unusual, contradictory hybrids. But there is still one thing that escapes me … these contradictions, these antithetical impulses, how do you link them to me, to my experience? When we talked about travel earlier, you also mentioned an inner, biographical journey of mine…

 

Green Cotisso, Mantas, Foam, Green Fortuny, Mask, Wicker Vase, Blue Plastic in Paracas, 2019, Archival Pigment Print, 75 x 50 cm, courtesy of the artist

 

G – You have told me about your father yourself…

L – True, and so?

G – In his twenties your father decided to leave for Peru, to open a glass-works overseas.

L – Tell me about him, about that trip….. I think you’ve spent a lot more time close to my father than I have myself. In a way, you‘re the most intense connection I have with him. Tell me, I’m listening.

G – We left Murano and travelled on the Marco Polo, a half-cargo, half-passenger ship. In addition to a team of newly enlisted glass masters, we took with us large quantities of raw glass, glass blocks, German soda, processing tools, iron glass-blowing pipes, tubes, pliers, shaping tools…. it was a daring adventure, an intrepid wager…

L – Who knows why my father always kept me away from this world…

G – To allow you to rediscover it for yourself, with your own study of the material, with patient experimentation day by day and not with a simple verbal account…

L – Maybe you’re right … You know what? In all this research – what did you call it? Going backwards in my biography, to the origins, what I come to find out…. is that I always feel more like you. Insisting on understanding if one belongs more to one culture or to another is a useless effort. One does not definitively belong to any origin, one travels on the ever-changing ridge between one genealogy and the other. Impossible – as well as useless – to give unchanging definitions. “Defining” corresponds to decreeing the death of an artistic investigation. The definition is the epitaph of creativity. In this sense they are like you: shimmering, multifaceted, liminal, continually changing.

Impossible – as well as useless – to give unchanging definitions. “Defining” corresponds to decreeing the death of an artistic investigation. The definition is the epitaph of creativity. In this sense they are like you: shimmering, multifaceted, liminal, continually changing.

G – We have a similar molecular composition, Lorenzo!

L – And this is also what fascinates me: the fact that your peculiar molecular structure has allowed man to transform you into a lens and push his gaze towards the infinitely small, the microscopic, and towards the infinitely large, the universal in a cosmic, astral, Galilean sense.

 

Mantas, Floater, Green Fortuny, Cochinilla & Kinsaccuchu dyed Yarn, Wood, Body in Forte di Mezzo, 2019, Archival Pigment Print, 75×50 cm, courtesy of the artist

 

G – You also direct your gaze through me, through a “me-lens”. I am the object and subject of your gaze. When photographing your own sculpture containing, among other artefacts, glass, what you’re doing is duplicating the field of vision and matter of creation into a kind of meta-theatrical game.

I am the object and subject of your gaze.

L – You’re right … and our reflection about the imperceptibly small and the unimaginably large brought me back to that feeling I had, as a child, staring at the Murano egg I told you about… The crystallized adventurine seemed to be the rocky ground of irrecoverable primordial worlds, yet at the same time it launched my spirit towards the infinitely-beyond…

 

Yellow, Blue, Green and Red Cotisso in Paracas, 2019, Archival Pigment Print, 75×50 cm, courtesy of the artist

 

G – Every move forward is a spiralling back towards the beginning – you said so yourself, how our conversation is an unveiling of time in reverse, a return to your child’s hands that secretly envelop me in that mysterious, intimate and revealing tactile dialogue between you and me…

Every move forward is a spiralling back towards the beginning…