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STUDIOACCANTO
tra arte e oggetti vintage in chiave contemporanea
esclusivamente made in Rome!
– Intervista a Sarra Brill –
Sarra Brill, artista, video maker, curatrice, pure New Yorker trapiantata a Roma da molti anni, animo eclettico che ha trovato sfogo nella creazione di un brand che unisce l’amore per il design vintage rivisitato in chiave contemporanea, studioaccanto.
Più di una semplice intervista, questa è l’opportunità di raccontarsi con animo aperto e spirito solidale di amiche di vecchia data.
Æ – Quale la genesi di studioaccanto? Quale è stata l’occasione che ha acconsentito al passaggio dall’arte contemporanea al design di accessori?
SB – La genesi! Era un momento particolare per me, avevo appena inaugurato il più importante progetto curatoriale della mia carriera, una mostra collettiva di cinema e video per un museo in Spagna, realizzata insieme ad una cara collega di Roma. E’ stata un’esperienza incredibile durata un anno. Fu molto strano non lavorarci quotidianamente una volta inaugurata. E’ stato il momento in cui ho capito che dovevo bisogno di un lavoro, a parte l’attività di curatore indipendente in film e aspirante regista. Avevo già uno stock di tessuti africani a Roma che avevo perso in un viaggio a New York e quando tornai a Roma iniziai a lavorarci senza un’idea precisa ma sapendo che dovevo fare qualcosa di nuovo.
Avevo già uno stock di tessuti africani a Roma che avevo perso in un viaggio a New York e quando tornai a Roma iniziai a lavorarci senza un’idea precisa ma sapendo che dovevo fare qualcosa di nuovo.
Æ – Il termine studioaccanto ha un significato speciale.
Torniamo ai primi anni Duemila, a Roma, zona Piramide. Una palazzina come tante viste da fuori ma che per strane coincidenze e passaparola, nel giro di poco è diventata abitazione e studio di molti artisti, e in modo del tutto spontaneo, un punto di riferimento per tanti che frequentavano l’arte contemporanea. Un fermento continuo tra serate nell’appartamento di uno e dell’altro, visite di amici, curatori, collezionisti, in ogni momento succedeva qualcosa.
SB – Il nome “studioaccanto” è stato scelto d’istinto prechè è quello che doveva essere. Volevo un nome musicale e che significasse lo studio di cose che vanno insieme, una a cosa a fianco all’altra, “accanto”.
Il nome “studioaccanto” è stato scelto d’istinto prechè è quello che doveva essere.
Volevo un nome musicale e che significasse lo studio di cose che vanno insieme, una a cosa a fianco all’altra, “accanto”.
Da un punto di vista simbolico suppongo abbia a che fare con l’ambiente creativo che mi circondava, sempre accanto alla casa o studio di artisti e colleghi. Mi piaceva l’idea di mettere la parola studio e accanto insieme per creare un gioco “non sense” e aperto a interpretazioni. C’erano ancora tante direzioni aperte da scegliere e questo termine dava un senso di esplorazione e sperimentazione.
Æ – Cosa ricordi di quel periodo in particolare e cosa è rimasto ancora vivo nello spirito del brand STUDIOACCANTO?
SB – Non sono sicura che il brand porti in sé qualcosa di quel periodo. Sono felice di realizzare un oggetto che possa essere parte di un’esperienza quotidiana cosi come un elemento arredo o un’ accessorio deportare addosso.
Æ – Passiamo a raccontare i vostri prodotti. Borse, cucini e competenti d’arredo. Cos’hanno tutti in comune? La scelta dei materiali e la lavorazione da dove inizia e come si sviluppa?
SB – Inizialmente mi interessava il gioco di luci e tessuti e ho iniziato a realizzare prototipi di borse extra large, una parte con tessuto a pattern e l’altra a tinta unita, double face. Mi piace questa qualità e possibilità di variazione! Mi hanno sempre attratta i tessuti e le stampe, sono una sorta di piccola collezionista, specialmente di tessuti vintage. Ho iniziato a collezionare oggetti di Vera Neumann che ho visto in alcuni musei!
Inizialmente mi interessava il gioco di luci e tessuti e ho iniziato a realizzare prototipi di borse extra large, una parte con tessuto a pattern e l’altra a tinta unita, double face.
Mi piace questa qualità e possibilità di variazione!
Mi hanno sempre attratta i tessuti e le stampe, sono una sorta di piccola collezionista, specialmente di tessuti vintage.
Mi rifaccio a quello che amo in arte, minimalismo e optical art, è stata l’occasione per mettere queste due cose insieme. Roma è una città molto difficile in cui lavorare ma mi ritengo fortunata ad essere qui. Ci sono molti artigiani in questa zona e dopo una serie di tentativi ed errori ho trovato le collaborazioni giuste con cui produrre e assemblare i miei prodotti.
Direi che punto a un equilibrio nell’accoppiamento tra stoffe che arrivano da diverse parti del mondo de da diverse culture con l’abilità dell’artigianato italiano. Uso pelle e sughero italiano uniti a tessuti che vengono da diverse parti del mondo, tipo barcloth delle Hawaii, cotone Giapponese Kasuri, Shweshwe del Sud Africa, cotone trapuntato, solo per dirne alcune.
Direi che punto a un equilibrio nell’accoppiamento tra stoffe che arrivano da diverse parti del mondo de da diverse culture con l’abilità dell’artigianato italiano.
Uso pelle e sughero italiano uniti a tessuti che vengono da diverse parti del mondo, tipo barcloth delle Hawaii, cotone Giapponese Kasuri, Shweshwe del Sud Africa, cotone trapuntato, solo per dirne alcune.
Continuo a lavorare con materiali sempre diversi e stando attenta a soluzioni ecologiche per svilupparne sempre di più. Lo riesco a fare mantenendo una produzione molto locale.
Quello che ha portato la pandemia è stata la possibilità di riflettere sulle potenzialità della stoffa applicata all’interior decoration, è un aspetto molto importante nella produzione di studioaccanto. Stare a casa, viaggiare di meno, tutto d’un tratto abbiamo rivalutato gli ambienti domestici, qui ho iniziato a produrre i paralumi, stoffe decorative e cose simili.
Quello che ha portato la pandemia è stata la possibilità di riflettere sulle potenzialità della stoffa applicata all’interior decoration, è un aspetto molto importante nella produzione di studioaccanto.
Stare a casa, viaggiare di meno, tutto d’un tratto abbiamo rivalutato gli ambienti domestici, qui ho iniziato a produrre i paralumi, stoffe decorative e cose simili.
Avevo delle richieste di riadattare dei pezzi vintage di arredamento oltre a sperimentare alcuni dei miei. Adoro questa direzione e ho imparato molto sulla storia del design italiano, è incredibile, c’è così tanto da sapere! Passo davvero molto tempo ricercando pezzi da poter adattare con le mie stoffe.
Æ – Quello che è evidente oggi è che i prodotti di studioaccanto sono dei segnali di riconoscimento per coloro che amano l’arte contemporanea e la ricerca creativa. Un brand di ricerca che sta allargando il network e spingendosi verso nuove collaborazioni, nuovi punti vendita e canali distributivi che non perdono mai di quella valenza umana, di scambio e di rapporto diretto.
Un esempio concerto di collaborazione è proprio con AtemporaryStudio e il suo spin off legato all’ospitalità – Atemporary Art Apartments – inserendo negli appartamenti cucini di studioaccanto, scelti in base ai vari progetti artistici su wallcovering, parte della collezione Wall&decò with CARTEdition by AtemporaryStudio.
Quale il tuo sogno per STUDIOACCANTO? Qual’è il punto d’incontro tra il tuo animo d’artista e quello da imprenditrice in uno sviluppo futuro per il brand? Credi che questi due poli che ti appartengono saranno sempre più vicini?
SB – Da che ho lanciato studioaccanto ho avuto meno tempo per lavorate sui miei film e mostre anche se qualcuna la sono riuscita a curare e ho realizzato che il mio lavoro con le stoffe ha espanso il mio interesse verso nuovi temi. Questo potrebbe essere l’anno in cui riesco a unire il lavoro con gli artisti integrato alla produzione di oggetti. Diverse novità a tal riguardo sono in arrivo.
studioaccanto.com
STUDIOACCANTO
between art and vintage objects in a contemporary way
exclusively made in Rome!
– Interview with Sarra Brill –
Sarra Brill, artist, video maker, curator, also a New Yorker who has been transplanted to Rome for many years, an eclectic soul who has found an outlet in the creation of a brand that combines a love for vintage design revisited in a contemporary key, studioaccanto.
This is more than an interview, it’s an opportunity for old friends to tell each other things we don’t yet know.
Æ – What’s the origin of studioaccanto? What chance led to your shift from contemporary art to accessory design?
SB – The genesis! It was a particular moment for me, I had just opened the largest show I had ever worked on, which was a collective exhibition in a museum in Spain, which I curated together with a dear colleague from Rome. It was an amazing experience and very strange not to be working on it daily once it opened. It was also the first time I clearly understood that I needed a job beyond being an independent film curator / aspiring filmmaker. Coincidentally I had a stack of African textiles waiting for me in Rome, which I had snagged on a previous visit to New York, and when I came back to Rome I just automatically went to work, without a clear idea of where I was going but I knew that I had to start something new.
Coincidentally I had a stack of African textiles waiting for me in Rome, which I had snagged on a previous visit to New York, and when I came back to Rome I just automatically went to work, without a clear idea of where I was going but I knew that I had to start something new.
Æ – studioaccanto, for those who have known you for many years, has a special meaning. Let’s go back to the early 2000s, in the Piramide area of Rome. A building that, seen from the outside, was like so many others, but which, due to strange coincidences and word of mouth, soon became part of the home and studio of various artists, and therefore, in a completely spontaneous way, a point of reference for many of us who, in those years, lived in the city and searched for contemporary art. A continuous ferment in which, between evenings in each other’s apartments, visits from friends, curators, collectors, something always seemed to be happening.
SB – The name “studioaccanto” was also chosen instinctively without too much thought, like it was just what it had to be. I wanted a word with an Italian musicality to it and I was literally looking at the study of things which go together, one thing next to another “accanto”.
The name “studioaccanto” was also chosen instinctively without too much thought, like it was just what it had to be. I wanted a word with an Italian musicality to it and I was literally looking at the study of things which go together, one thing next to another “accanto”.
On a symbolic level I suppose it had to do with where I lived and the creativity around me, always upstairs or next door to other artists and collaborators. I liked the fact that putting the two words “studio and accanto” together made it slightly nonsensical and slightly ambiguous, because I still didn’t know exactly what direction I was going in and it left figurative space to explore and experiment what I wanted to create.
Æ – What do you remember about that particular period and what parts are still alive in the spirit of the brand?
SB – I’m not sure I could pinpoint what exactly is representative of that period which reflects in the brand. I am happy to make something that can be inserted into a quotidian experience, whether it be home decor piece or an accessory which is at your side.
Æ – Let’s talk about your products. Bags, kitchenware and home furnishings. What do they all have in common? Where does the choice of materials and manufacturing start and how does it develop?
SB – Initially I was very interested in light shades and fabrics but I started out just making prototypes of vey oversized bags, with one plain side and one patterned side, which could be reversed. I liked this duality and variation! It was sort of like what I liked looking at. I have always been attracted to patterns and prints and I’m sort of a passive collector, especially of vintage textiles. I have a collection of vintage Vera Neumann items which I have seen in museum shows!
Initially I was very interested in light shades and fabrics but I started out just making prototypes of vey oversized bags, with one plain side and one patterned side, which could be reversed. I liked this duality and variation! It was sort of like what I liked looking at. I have always been attracted to patterns and prints and I’m sort of a passive collector, especially of vintage textiles.
I guess this also a bit of some of the things I like in art, minimalism and op-art and it was an occasion to put those two things together. Rome is a very difficult city to work in but I feel very fortunate to have been here while building studioaccanto. There are still a plethora of artisans around town and after some trial and error I was able to find artisanal workshops and professionals to produce and assemble my designs.
I would say my products are balanced between a research and interest in pairing fabrics which come from different traditions and techniques and the excellence of Italian artisanship. I use Italian leather and cork with fabrics which some from all corners of the world, especially Hawaian barkcloth, Japanese Kasuri cotton prints, South African Shweshwe, quilting cottons, just to name a few. I am still lucky to be able to make all my products in Rome, and I hope it stays that way. I work across a variety of materials and try to keep current about what are ecological solutions and employ them as often as possible. Keeping the final stage of production local is one way which I do that and I hope to continually add more.
I would say my products are balanced between a research and interest in pairing fabrics which come from different traditions and techniques and the excellence of Italian artisanship. I use Italian leather and cork with fabrics which some from all corners of the world, especially Hawaian barkcloth, Japanese Kasuri cotton prints, South African Shweshwe, quilting cottons, just to name a few.
One thing the pandemic changed for me was finally getting the chance to explore the potential of fabric in living spaces and develop that aspect of fabric research and construction which is such a big part of studioaccanto. Everyone was staying home and traveling less and all of the sudden reevaluating their home environments which was also exactly at the same time that I was experimenting with lampshades, decorator fabrics and things like that.
One thing the pandemic changed for me was finally getting the chance to explore the potential of fabric in living spaces and develop that aspect of fabric research and construction which is such a big part of studioaccanto. Everyone was staying home and traveling less and all of the sudden reevaluating their home environments which was also exactly at the same time that I was experimenting with lampshades, decorator fabrics and things like that.
I had some commissions for refurbishing vintage pieces and I tried some of my own as well! I love this direction and I’ve learned so much more about Italian design from the past just recently which is kind of incredible, I didn’t know it so well before but there is so much there. I spend too much time hunting down pieces to use with my fabrics…
Æ – What is evident today is that studioaccanto products are easily recognisable to lovers of contemporary art and creative investigations. A project brand that is expanding its network and moving towards new collaborations, new points of sale and distribution channels yet never losing that human value, one of exchange and direct relationship.
We mention a shared example of collaboration right away, looking forward to the result that will soon be born with AtemporaryStudio and its spin off linked to hospitality – Atemporary Art Apartments – placing pillows in the different apartments, each one selected on the basis of the various artistic projects on wallcovering part of Wall&decò with CARTEdition by AtemporaryStudio collection.
What is your dream for studioaccanto? What is the meeting point between your spirit as an artist and that of an entrepreneur in future developments for the brand? Do you think that these twin poles of yourself will move closer and closer?
SB – Since launching studioaccanto I have had less time to develop my own films and exhibition projects but there have been a few and working with fabric has expanded my interests and curatorial vernacular. This should be the year that I get to bring together working with artists integrated into production of objects but that is still in the works! More to report on that soon!