Christian Fogarolli

Pneuma

Pneuma, glass sculpture, pipe, liquid, mineral sand. Ph. Moritz Graf. Made thanks to the support of the Italian Council.

english below

 

 

 

Christian Fogarolli è un artista contemporaneo conosciuto per il grande lavoro di collegamento tra arte, ricerca e scienza.

Vive a Trento, i suoi spazi di lavoro e i manufatti in essi presenti sembrano portare in paesaggi mentali sconfinati. È il rapporto tra mente e cervello una delle materie di interesse dell’autore. Medicina, biologia, psicologia, arte, storia, memoria, tanti sono gli elementi che sintetizza all’interno delle sue opere la cui poesia e senso di evocazione superano la forza spesso presente dei contenuti. Lavora con diversi mezzi espressivi: fotografia, scultura, installazione e video e spesso questi medium si intrecciano tra loro in creazioni dall’identità ibrida.

 

 

Ci siamo incontrati in una mattinata d’estate. Nella complessità del lavoro di Christian mi sono soffermata subito su due aspetti di particolare interesse, marginali rispetto al cuore del suo lavoro, ma interessanti come spunti per parlare di esso: la materia e le collaborazioni con il mondo della produzione industriale.

 

 

GF – La tua ricerca artistica è strettamente correlata a quella scientifica. In particolare, la dinamica della mente, del cervello umano, del suo funzionamento a partire da aspetti più fisiologici e chimici ad aspetti più comportamentali. La mente umana è veicolo di indagine storica, percorso di recupero della memoria collettiva, fonte di inspirazione durante la collaborazione con pazienti o durante la ricerca in laboratori di analisi. Tanto si parla di interazione fra arte e scienza. Nelle tue opere, qual è il piano di collaborazione che scegli per far dialogare le due e quale la nota di interesse che ti spinge ad andare sempre più a fondo?

CF – In molti dei miei progetti la costruzione del lavoro nasce da collaborazioni con centri di ricerca o da indagini e studi in archivi e depositi. Uno degli obiettivi è tentare anche di valorizzare dei patrimoni esistenti, poco conosciuti e che hanno una rilevanza per la lettura del tempo presente.
Le interazioni sono molteplici e differenti, in questi anni hanno preso forma collaborazioni internazionali con musei etnografici, antropologici, medici, di storia naturale, centri di ricerca medica, centri di supporto alla salute mentale e istituti di ricerca che utilizzano le nuove tecnologie rapportate alla cura.

Le interazioni sono molteplici e differenti, in questi anni hanno preso forma collaborazioni internazionali con musei etnografici, antropologici, medici, di storia naturale, centri di ricerca medica, centri di supporto alla salute mentale e istituti di ricerca che utilizzano le nuove tecnologie rapportate alla cura.

 

 

GF – Il vetro è un materiale che unisce magia e alchimia a chimica applicata. Hai lavorato con la fonderia Seguso Vetri d’Arte per la produzione di un ciclo di opere che hanno composto parte dell’installazione Pneuma con la quale sei entrato nella rosa dei vincitori della sesta edizione dell’Italian Council 2019. Cosa ti ha colpito dell’esperienza in fornace e della materializzazione di tuoi progetti in vetro?

CF – Il vetro è un materiale affascinante, specialmente se utilizzato e mostrato in modo inusuale, nella mia visione si lega poi all’idea di intangibilità, concetto prettamente legato alla dimensione mentale.

 

 

Il vetro è un materiale affascinante, specialmente se utilizzato e mostrato in modo inusuale, nella mia visione si lega poi all’idea di intangibilità, concetto prettamente legato alla dimensione mentale.

Il vetro è infatti una materia che si crea senza tocco umano diretto, è impalpabile, controllabile fino ad un certo punto e in qualche modo il risultato è sempre imprevedibile e inaspettato. È plasmato da elementi naturali che diventano strumenti attivi della creazione dell’opera: il fuoco, l’aria, la gravità, l’acqua. Questi elementi riuniti, gestiti, giostrati dalla maestria umana e completati in alcuni casi da un respiro, da un soffio, compongono un’alchimia unica.

 

L’alchimia è una delle basi della medicina antica, tutto si basava inizialmente su postulati magici e misteriosi. L’evoluzione scientifica ha sempre preso strade non banali, in alcuni casi bizzarre, assurde agli occhi di oggi, ma passaggi necessari per la propria evoluzione continua. Quello che oggi è scienza probabilmente domani non lo sarà più, e come materia empirica è in continuo mutamento, cambia e si smentisce per evolvere. Un punto questo credo molto attuale e da tenere presente.

Quello che oggi è scienza probabilmente domani non lo sarà più, e come materia empirica è in continuo mutamento, cambia e si smentisce per evolvere.

 


GF – Hai sottolineato l’imprevedibilità insita nel vetro, il fatto che il risultato non può mai essere esattamente come lo pensavi perché gli agenti che intervengono sono tanti e fuori dal controllo diretto dell’artista.

CF – L’aspetto dell’incontrollabilità totale su una creazione credo faccia parte non solo di tutte le opere d’arte ma anche dell’esistenza di ogni individuo.

L’aspetto dell’incontrollabilità totale su una creazione credo faccia parte non solo di tutte le opere d’arte ma anche dell’esistenza di ogni individuo.

La collaborazione, la sinergia con grandi maestri vetrai e la loro capacità nel leggere le esigenze è formidabile e sorprendente, ma, nonostante ciò, la materia ha comunque una propria strada e in alcuni momenti della lavorazione sembra plasmarsi da sola, senza alcun intervento esterno. In altri passaggi devi solo attendere o vedere cosa sta per succedere, come durante il processo utilizzato in alcune opere dello “Shock termico” nel quale il vetro fuso ad alte temperature viene immerso nell’acqua gelida provocando spaccature, crepe e fratture.

 

 


GF –
Spostiamoci al secondo tema di interesse della nostra conversazione. Il rapporto con imprese che sposano l’arte e che collaborano con gli artisti. Il caso Bonotto, un’eccellenza nel settore dell’arte e dell’impresa. Oltre che una azienda di produzione di tessuti di alto pregio anche un vero e proprio museo in cui macchinari convivono con opere d’arte, con esperienze di poesia visiva tra le più rilevanti collezionate negli anni dal titolare Luigi Bonotto. La Fondazione a lui dedicata lo considera collezionista di rapporti umani. Come la interpreti questa frase?

CF – La parola utilizzata come mezzo e in questo caso come nuova concezione di linguaggio è certamente alla base dei rapporti tra le persone.

 

 

La sinergia tra arte e impresa credo sia nel paese Italia ancora largamente inespressa attualmente; le iniziative recentemente attivate da Giovanni Bonotto, che prendono piede da una tradizione di estrema vicinanza agli artisti e al loro operato sono dei casi d’eccellenza. L’ingresso dell’arte in contesti di produzione può portare a nuovi modelli di collaborazione dove la creatività dell’arte visiva si mescola alla altissima qualità della manifattura.

L’ingresso dell’arte in contesti di produzione può portare a nuovi modelli di collaborazione dove la creatività dell’arte visiva si mescola alla altissima qualità della manifattura.

 


GF – Cosa avete realizzato insieme?

CF – Con Giovanni Bonotto e il progetto A-Collection abbiamo realizzato un arazzo di grandi dimensioni, prodotto con filati di plastica riciclata e filati naturali. Il soggetto, rappresentato da trama e ordito, si ispira a un’immagine anatomica e scientifica del mio cervello, generata in seguito a una risonanza magnetica (MRI) realizzata sul mio corpo durante il lockdown.

Con Giovanni Bonotto e il progetto A-Collection abbiamo realizzato un arazzo di grandi dimensioni, prodotto con filati di plastica riciclata e filati naturali.
Il soggetto, rappresentato da trama e ordito, si ispira a un’immagine anatomica e scientifica del mio cervello, generata in seguito a una risonanza magnetica (MRI) realizzata sul mio corpo durante il lockdown.

Il titolo è Recycled brain e l’opera si pone come un mezzo di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento ambientale e del riciclo del materiale plastico. La dispersione e l’accumulo di prodotti plastici nell’ambiente è una delle principali cause di problemi legati all’habitat di fauna e flora selvatica e dell’habitat antropizzato. Questo inquinamento interessa l’aria, il suolo, i fiumi, i laghi e gli oceani e le sue conseguenze si riversano a livello cerebrale sulla salute di tutte le specie del pianeta. In questa collaborazione vi è il tentativo di unire tradizioni millenarie, l’unicità della manifattura italiana e l’espressione artistica del presente.

 

 

GF – Una riflessione sulla tua ultima mostra, attualmente in corso alla Galleria Alberta Pane di Venezia, a cura di Pier Paolo Pancotto, A Form of Delusion. Qual è la sfida che hai dovuto superare nella realizzazione di questa mostra? Perché hai scelto questo titolo?

CF – Il progetto è un percorso inedito iniziato a fine 2020, primi del 2021 ed è composto da una serie di nuovi lavori che tentano di creare un tracciato sul tema della fragilità contemporanea. Sono presentate opere di diversa natura espressiva ma che vanno a comporre un’unica composizione che si rapporta con lo spazio che la accoglie. Il titolo della mostra è un’interpretazione personale e poetica ad una forma di delirio conosciuta come “Glass Delusion”, ossia la percezione mentale di essere composti di vetro con il conseguente rischio di andare in frantumi.

Il titolo della mostra è un’interpretazione personale e poetica ad una forma di delirio conosciuta come “Glass Delusion”, ossia la percezione mentale di essere composti di vetro con il conseguente rischio di andare in frantumi.

Vi sono testimonianze dal XIV secolo fino ai giorni nostri anche se in modo sporadico. Ho trovato in questa manifestazione psicologica esterna un profondo legame con la dimensione mentale del presente.

 


GF –
Nella mostra si parla di fragilità umana e anche di un delicato equilibrio nel tuo lavoro. Ti invito in chiusura a lanciare un messaggio e un pensiero doveroso verso quello che sta accadendo in Ucraina oggi.

CF – In qualche modo A Form of Delusion è anche un monito verso la società contemporanea di ricordarsi come la fragilità è una condizione umana non estirpabile. Credo che la cosa che sconvolge maggiormente della pandemia e degli scontri bellici sia la riscoperta collettiva della paura e del dolore, due sentimenti banditi e spesso dimenticati, non sono più adatti alla società orientata alla produzione industriale: sii felice.

Credo che la cosa che sconvolge maggiormente della pandemia e degli scontri bellici sia la riscoperta collettiva della paura e del dolore, due sentimenti banditi e spesso dimenticati, non sono più adatti alla società orientata alla produzione industriale: sii felice.

 

 

christianfogarolli.com

 

 

 

 

Christian Fogarolli is a contemporary artist known for his major work connecting art, investigation and science.

He lives in Trento; his workspaces and the artifacts in them seem to lead to boundless mental landscapes. The relationship between mind and brain is one of the artist’s areas of interest., Medicine, biology, psychology, art, history, memory, there are so many elements that he synthesises within his works, the poetry and sense of evocation within them often exceed the strength present in the contents. He works with different means of expression: photography, sculpture, installation and video, and these mediums are often intertwined with each other in creations of a hybrid identity.

 

 

We met one summer morning. In the complexity of Christian’s work, I immediately focused on two aspects of particular interest, marginal to the heart of his work, but interesting as starting points for discussing it: the materials he uses and his collaborations with the world of industrial production..

 

 

GF – Your artistic investigation is closely related to your scientific one. In particular, the dynamics of the mind, of the human brain, of its functioning starting from more physiological and chemical aspects, moving to more behavioural areas. The human mind is a vehicle for historical investigation, a path for recovering collective memory, a source of inspiration when working with patients or during research in analytical laboratories. So much is said about the interaction between art and science. In your works, what is the collaborative plan you choose to create a dialogue between the two, and what is the note of interest that pushes you to go deeper and deeper?

CF – In many of my projects the construction of the work arises from collaborations with research centres or from investigations and studies in archives and repositories. One of the objectives is also to try to enhance existing, little known,assets, which have a relevance for our reading of the present time..
The interactions are many and varied; in recent years international collaborations have taken shape with ethnographic, anthropological, medical, natural history museums, medical research centres, mental health support centres and research institutes that use new technologies related to treatment..

The interactions are many and varied; in recent years international collaborations have taken shape with ethnographic, anthropological, medical, natural history museums, medical research centres, mental health support centres and research institutes that use new technologies related to treatment..

 

 

GF – Glass is a material that blends magic and alchemy with applied chemistry. You worked with the Seguso Vetri d’Arte foundry for the production of a cycle of works that made up part of the Pneuma installation with which you joined the winners’ shortlist of the sixth edition of the Italian Council 2019. What struck you about the furnace experience and the realisation of your glass projects?

CF – Glass is a fascinating material, especially if used and shown in an unusual way; in my vision it is linked to the idea of intangibility, a concept closley linked to the mental dimension.

 

 

Glass is a fascinating material, especially if used and shown in an unusual way; in my vision it is linked to the idea of intangibility, a concept closley linked to the mental dimension.

Glass is in fact a material that is created without direct human touch, it is impalpable, controllable only up to a certain point and in some way the result is always unpredictable and unexpected. It is shaped by natural elements that become active tools for the creation of the work: fire, air, gravity, water. These elements brought together, managed, juggled by human mastery and completed in some cases by a breath, by a puff, compose a unique alchemy.

 

Alchemy is one of the foundations of ancient medicine, everything was initially based on magical and mysterious postulations. Scientific evolution has always journeyed away from the banal, in some cases taking bizarre paths which would be absurd from today’s viewpoint, but necessary steps for its own continuous evolution. What today is science will probably no longer be considered so tomorrow, and as an empirical matter it is constantly mutating, changing and contradicting itself in order to evolve. I believe this is a very relevant point to keep in mind.

What today is science will probably no longer be considered so tomorrow, and as an empirical matter it is constantly mutating, changing and contradicting itself in order to evolve.

 

 

GF – You stressed the unpredictability inherent in glass, the fact that the result can never be exactly as you thought it would be because there are many agents involved, beyond the direct control of the artist.

CF – The aspect of total uncontrollability over a creation is, I believe, part not only of all works of art but also of the existence of each individual.

The aspect of total uncontrollability over a creation is, I believe, part not only of all works of art but also of the existence of each individual.

The collaboration, the synergy with great glass masters and their ability to read the material’s needs is formidable and surprising. However despite this, the material still has its own path and in some moments of processing it seems to shape itself, without any external intervention.. In other steps you just have to wait or see what is about to happen, such as during the process used in some works of the “Thermal Shock” in which the molten glass at high temperatures is immersed in freezing water provoking rifts, cracks and fractures.

 

 

GF – Let’s move on to the second topic of interest in our conversation. The relationship with companies that embrace art and that collaborate with artists. Bonotto for example, an excellence in the art and business sector. In addition to a production company of high-quality fabrics, it is also a real museum in which machinery coexists with works of art, with some of the most relevant visual poetry experiences collected over the years by the owner Luigi Bonotto. The Foundation dedicated to him considers him a collector of human relationships. How do you interpret this sentence?

CF – The word used as a means of communication and in this case as a new conception of language is certainly the basis of relationships between people.

 

 

I believe that the synergy between art and business is still largely unexpressed in the country of Italy; the initiatives recently activated by Giovanni Bonotto, which take root from a tradition of close proximity to artists and their work, are cases of excellence. The input of art into the context of production can lead to new models of collaboration where the creativity of visual art is mixed with the highest quality of manufacturing.

The input of art into the context of production can lead to new models of collaboration where the creativity of visual art is mixed with the highest quality of manufacturing.

 

 

GF – What have you achieved together?

CF – With Giovanni Bonotto and the A-Collection project we have created a large tapestry, produced with recycled plastic yarns and natural yarns. The subject, represented by weft and warp, is inspired by an anatomical and scientific image of my brain, generated following a magnetic resonance imaging (MRI) performed on my body during the lockdown.

With Giovanni Bonotto and the A-Collection project we have created a large tapestry, produced with recycled plastic yarns and natural yarns. The subject, represented by weft and warp, is inspired by an anatomical and scientific image of my brain, generated following a magnetic resonance imaging (MRI) performed on my body during the lockdown.

The title is Recycled brain and the work acts as a means of raising awareness on the topic of environmental pollution and the recycling of plastic material. The dispersion and accumulation of plastic products in the environment is one of the main causes of problems related to both the habitat of wild fauna and flora and our man-made habitat. This pollution affects the air, soil, rivers, lakes and oceans and its consequences spill over into the brain affecting the health of all species on the planet. In this collaboration there is an attempt to combine age-old traditions, the uniqueness of Italian manufacturing and the artistic expression of the present time.

 

 

GF – A reflection on your latest exhibition, currently in progress at the Alberta Pane Gallery in Venice, curated by Pier Paolo Pancotto, A Form of Delusion. What is the challenge you had to overcome in creating this exhibition? Why have you chosen this title?

CF – The project is an unprecedented journey which began at the end of 2020, early 2021 and is composed of a series of new works that try to create a route on the theme of contemporary fragility. Works are presented which are of different expressive natures, yet making up a single composition that relates to the space which receives it. The title of the exhibition is a personal and poetic interpretation of a form of delusion known as “Glass Delusion”, ie the mental perception of being made of glass with the consequent risk of shattering.

The title of the exhibition is a personal and poetic interpretation of a form of delusion known as “Glass Delusion”, ie the mental perception of being made of glass with the consequent risk of shattering.

There are testimonies from the fourteenth century to the present day, albeit in a sporadic way. I found in this external psychological manifestation a profound link with the mental dimension of the present day.

 

 

GF – The exhibition speaks of human frailty and also of a delicate balance in your work. In closing, I invite you to send a message and a considered thought towards what is happening in Ukraine today.

CF – In some ways, A Form of Delusion is also a warning to contemporary society to remember how fragility is a human condition that cannot be eradicated. I believe that the thing that most unsettles the pandemic and the war clashes is the collective rediscovery of fear and pain, these two banished and often forgotten feelings are no longer suitable for a society oriented to industrial production: be happy.

I believe that the thing that most unsettles the pandemic and the war clashes is the collective rediscovery of fear and pain, these two banished and often forgotten feelings are no longer suitable for a society oriented to industrial production: be happy.

 

 

christianfogarolli.com