Donatella Spaziani è artista italiana la cui poetica insegna che delicatezza e leggerezza provengono da forza, coerenza e tenacia per un controllo emotivo, formale e concettuale perfetto.
Da molti anni conosco Donatella e durante la mia permanenza a Roma siamo state legate da un’amicizia sincera che, nonostante la lontananza, è rimasta sempre accesa.
Il lavoro di Donatella sulla carta da parati come elemento integrante alla sua produzione artistica viene da lontano. Scampoli di tappezzerie trovate da vecchi rigattieri o per quelle strane coincidenze che rendono unico e prezioso ogni metro quadro, sono stati e sono in parte la base del suo lavoro, il suo modo di rappresentare lo spazio fisico di una stanza, di un ambiente in cui sagome di corpi in movimento – il suo corpo estrapolato da autoscatti – si avviluppano.
Un progetto d’arte declinato su wallpapper non poteva che partire da lei.
Un giorno durante una telefonata in cui un’armonia di ragionamenti incalzava con entusiasmo decidemmo che era arrivato in momento per lei di fare la sua carta da parati.
Casa Trentini – Atemporary Art Apartments doveva essere il motore per scatenare l’occasione giusta.
Questa la genesi di TRAIETTORIE e poi a valanga di CARTE.
Il secondo piano di Casa Trentini ospita l’appartamento TRAIETTORIE che prende il nome dall’opera di Donatella Spaziani. Leggere ombre di persone si mescolano a elementi floreali animando le pareti con un delicato gioco di sospensioni che sfidano le leggi gravitazionali.
Il tratto della sua matita dialoga con ritagli di foglie, piante e fiori estratti da antiche carte da parati, un corto circuito fra l’immagine della tappezzeria antica e la sua versione contemporanea.
GF — Perché ti ha sempre affascinato la tappezzeria?
DS — Esattamente non lo so; ricordo durante l’infanzia di averla trovata a volte, in alcune case opprimente, nel salotto di mia nonna paterna ce ne era una invece molto elegante, a righe bianco e argento, degli anni ’30.
In seguito, dopo gli studi di pittura nell’Accademia di Belle Arti di Roma, ho iniziato a trovarle decisamente interessanti prima di tutto per la bellezza dei motivi decorativi di alcune e in generale perché come la stanza, sono un elemento contenitivo e descrittivo dello spazio.
GF — TRAIETTORIE, la costruzione della tua carta da parati, a differenza dell’utilizzo di carte da parati terze come supporto alla tua opera, ha innescato un processo creativo nuovo?
DS — In parte si.
Dopo aver utilizzato carte per contenere i miei disegni o per costruire interi spazi, dopo averne capito modalità di progettazione e di realizzo, ero entusiasta all’idea di poter elaborare un mio disegno. Avevo anche un’idea precisa, il fogliame della area trentino, per questo conservo ancora bellissime foglie raccolte, con tua figlia Livia, a Trento ed essiccate tornate a Roma.
In seguito ho capito che però non ne usciva nulla di buono perché mi stavo allontanando paradossalmente dal mio lavoro, così ho disegnato, come faccio sempre, due figure legate allo spazio dell’appartamento e ho ritagliato i motivi decorativi da una carta degli anni’50 che avevo.
I decori hanno incontrato le forme ed insieme si sono mossi nello spazio.
Mi piace immaginare il mio lavoro muoversi ed adattarsi a spazi nuovi.
GF — Cosa ne pensi all’idea che il progetto, in una versione limited edition, viaggi in autonomia nel mondo e si adatti a contesti diversi mantenendo sempre la sua coerenza e intenzione?
DS — Mi piace immaginare il mio lavoro muoversi ed adattarsi a spazi nuovi.
GF — Dopo e durante la realizzazione di questo progetto hai realizzato mostre importanti e diverse personali (Auditorium Parco della Musica di Roma o al Museo Chini di Firenze), il processo creativo di CARTE che ha portato al confronto con un’azienda, con un concept di luogo legato all’ospitalità, un’immersione in contesti extra artistici, cosa ha prodotto all’interno della tua poetica generale?
DS — La possibilità di confrontarmi con il sistema della produzione industriale che dà ordine alla costruzione del progetto; la possibilità che il mio lavoro, una volta prodotto, possa liberamente sfuggire al mio controllo.
GF — Stiamo vivendo un momento storico unico. La nostra società, che di sacrifici ad oggi pochi ne ha fatti, è stravolta, la vita di ognuno di noi è stata rivista e di sicuro abbiamo riconquistato il TEMPO, per pensare, leggere, studiare … c’è un progetto in particolare che hai elaborato in queste settimane che ti piacerebbe realizzare quando tutto ripartirà?
DS — Ancora non riesco ad elaborare quello che stiamo vivendo. In realtà prima chiusa a casa a disegnare ci stavo benissimo ora non riesco a fare nulla, non saprei dirti neanche cosa in alternativa vorrei fare. Sono piuttosto spaventata dal dopo, per questo posso solo concentrarmi sul presente.
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Donatella Spaziani is an Italian artist whose poetics teach us that delicacy and lightness come from strength, consistency and tenacity for perfect emotional, formal and conceptual control.
I have known Donatella for many years and during my time in Rome we were bound by a sincere friendship that, despite the distance between us, has always remained.
Donatella’s work on wallpaper as an integral element of her artistic output goes back a long way. Upholstery remnants found in old junk shops, one of those strange coincidences that make every square metre unique and precious, have been and are in part the basis of her work, her way of representing the physical space of a room, of an environment in which silhouettes of moving bodies – her own body extrapolated from self-portraits – become entangled.
An art project running along wallpaper could only begin with her.
One day during a phone call which was a harmonious combination of our shared opinions and enthusiasm, we decided that it was time for her to make her wallpaper.
Casa Trentini – Atemporary Art Apartments was to be the engine to trigger the right opportunity.
This was the genesis of TRAIETTORIE followed by the avalanche of CARTE.
The second floor of Casa Trentini houses the TRAIETTORIE apartment which takes its name from Donatella Spaziani’s creation. Faint shadows of people mingle with floral elements, animating the walls with a delicate game of suspension that challenges the laws of gravity.
The stroke of her pencil interacts with cut-outs of leaves, plants and flowers taken from antique wallpapers, a short circuit between the images on the old upholstery fabrics and their contemporary version.
GF — Why have wallpapers always fascinated you?
DS — I don’t know exactly; I remember that during my childhood I found it overwhelming in some houses; in my paternal grandmother’ living room there was a very elegant one, with white and silver stripes, from the 1930s.
Later, after studying painting at the Academy of Fine Arts in Rome, I started to find them very interesting, first of all for the beauty of the decorative motifs of some of them, and in general because, like the room itself, they both contain and describe the space..
GF — TRAIETTORIE, has the development of your wallpaper, rather than the use of a third-party wallpaper as a background for your work, triggered a new creative process?
DS — In part, yes.
After using papers to carry my drawings or to build entire spaces, after understanding how to design and create them, I was excited about the idea of being able to develop my own design. I also had a precise idea, the foliage of the Trentino area; for this reason I still keep beautiful leaves I collected with your daughter Livia in Trento and dried on my return to Rome.
Later , however, I realized that nothing good was developing because, paradoxically, I was moving away from my work; so I drew, as I always do, two figures relating to the space of the apartment and I cut out decorative motifs from a 1950s wallpaper that I had.
The decorations met the figures and together they moved into space.
GF — What do you think of the idea that the project, in a limited edition version, should go out into the world independently, and be adapted for different contexts while maintaining its consistency and intention?
DS — I like to imagine my work moving and adapting to new spaces.
GF — Both during and after the development of this project you have created important and different personal exhibitions (Auditorium Parco della Musica in Rome or at the Chini Museum in Florence) so the creative process of CARTE that led to the discussions with the company, to a concept of a place linked to hospitality, an immersion in extra-artistic contexts, what did it produce within your general poetics?
DS — The possibility of becoming involved with the industrial production system which gave order to the construction of the project; the possibility that my work, once produced, can freely escape my control.
GF — We are experiencing a unique historical moment. Our society, which before this time had made few sacrifices, is now distorted, the life of each of us has been reviewed and we have certainly regained TIME, to think, read, study … is there a particular project that you have been developing in these weeks that you would like to carry out when everything starts again?
DS — I still can’t work out what we’re experiencing. In fact, before this time when I was shut in at home to draw I was fine, but now I can’t do anything, I can’t even tell you what I would like to do instead. I’m pretty scared of what comes next, so I can only focus on the present.
I like to imagine my work moving and adapting to new spaces.