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Da dove l’urgenza de “L’Ospite Sospeso”?
Matteo Lavazza Seranto – Non voglio apparire scontato: quanto spazio ci ha lasciato il lockdown per pensare a noi stessi alla nostra condizione umana, relazionale, il vuoto e il pieno delle nostre vite? E’ stata un’occasione inattesa quella di osservarmi da vicino senza paura del giudizio.
L’installazione si presentava in aperto dialogo con il concetto di Natura Morta o Natura Silenziosa (still life). Cristallizza un istante, una tavola imbandita in cui non tutti gli oggetti sono reali, ma a loro volta già cristallizzati in tue trasposizioni fotografiche. È un’opera nell’opera. Un intervento raffinato e intelligente per rappresentare il tuo Lavoro di fotografo. A chi ti sei ispirato per l’allestimento?
MLS – Questa installazione che è una sorta di galleria fotografica è un’ode alla memoria, allo spazio del tempo che si dilata o si restringe. A seconda delle proprie necessità. Io vedo un’intercapedine tra passato e futuro. Questa tavola imbandita si anima e genera immagini statiche di quanto potenzialmente è accaduto o avrebbe potuto accadere intorno ad essa. Il teatro sicuramente è una fonte di ispirazione molto forte, l’intento è quello di immedesimazione di un teatro povero fatto di pochi oggetti. Un teatro alla Peter Brook, dove il gesto si espone nudo. E poi i grandi maestri del “set up” fotografico come Sheltens & Abbenes, Jan Goover, André Kertész.
A vivacizzare questa natura morta contemporanea, l’intervento sonoro di Luca Peressini che ha portato la vita ne L’Ospite Sospeso liberando l’immaginazione dello spettatore e facendo riecheggiare l’eco di banchetti luculliani… come è nata questa collaborazione?
MLS – L’intervento di Luca è stato fondamentale. Fin da subito con Antonietta (che ha curato l’allestimento) siamo stati d’accordo di spingerci verso l’installazione nel senso più completo. Abbiamo cercato un approccio da compositore/raccoglitore e avendo lui potuto osservare la costruzione dell’installazione, ha interpretato la nostra necessità di completezza. Pertanto la colonna sonora non sarebbe stato solo un appoggio ma appunto colonna. Luca ha interpretato con la composizione di rumori di scena e musiche il concetto della sospensione: chi si immerge nella installazione si pone in un limbo, è costretto ad interagire con l’ambiente sonoro.
Dovendo etichettare quest’installazione con tre aggettivi, quali sceglieresti?
MLS – Esplorazione viva e intrigante di un nuovo modo di concepire la natura morta. Non sono tre…
Vedremo L’Ospite Sospeso in altri luoghi?
MLS – Sì. L’esibizione di novembre ha fatto nascere delle aspettative. Nostre ma anche da parte di un pubblico caloroso e stimolante. Stiamo lavorando ad una versione itinerante. Prossima tappa probabilmente Trieste. Non è detto che si debba ripresentare in una galleria d’arte, potrebbe riapparire in un ambiente privato…
Riaffacciarti ad una pratica personale, lontano da lavori commissionati, è stato faticoso? Liberatorio?
MLS – Devo ringraziare Charlotte Ménard di Arcipélago per aver insistito a trascinarmi su questa strada. Il concetto di lavoro personale è sempre stato intrinseco al mio lavorare su commissione. Ma la forza liberatoria di un’approccio completamente autoriale non ha eguali. Faticoso? Non credo che si possa definire così. La fatica è propria di un’azione senza volontà, senza un suo senso, prospettiva o equilibrio.
Il prossimo capitolo dopo L’Ospite Sospeso?
MLS – L’Ospite sospeso ha generato una serie di attività collaterali tali per cui il punto in fondo al capitolo non è ancora in vista. Al momento sto lavorando in due direzioni diverse e contrapposte. Un progetto che riguarda la natura, nei suoi elementi ma anche come ambiente/spazio dell’uomo e una riedizione di alcuni progetti d’archivio. Ah dimenticavo: stiamo costruendo un sito web che racchiuda queste esperienze, alimentando il mio studio fotografico di nuove energie per trasformarlo in un vero e proprio atelièr, dove su invito si possa sfogliare il catalogo delle mie opere.
From where does the urgency of “The Suspended Guest” come?
Matteo Lavazza Seranto – I don’t want to seem obvious: how much space did the lockdown leave us to think about ourselves, about our human and relational condition, the emptiness and the fullness of our lives? It was an unexpected occasion to observe myself closely without fear of judgment.
The installation presented itself in open dialogue with the concept of Still Life or Silent Nature. A moment crystallised, a laden table where not all the objects are real, but in turn already crystallized in your photographic transpositions. It is a work within a work. A refined and clever presentation to represent your work as a photographer. Who did you take inspiration from for the installation?
MLS – This installation, which is a sort of photographic gallery, is an ode to memory, to the space of time that expands or shrinks. Depending on one’s needs. I see an interspace between the past and the future. This laid table comes alive and generates static images of what potentially happened or could have happened around it. Theatre is certainly a very strong source of inspiration; the intent is to identify a meagre theatre composed of few objects. A theatre like that of Peter Brook, where the action is exposed and naked. And then the great masters of photographic “set up” such as Sheltens & Abbenes, Jan Goover, André Kertész.
To enliven this contemporary still life, the sound intervention by Luca Peressini has given life to The Suspended Guest, freeing the viewer’s imagination and making the echo of Lucullian banquets reverberate … how did this collaboration come about?
MLS – Luca’s intervention was fundamental. Right from the start we agreed with Antonietta (who curated the installation) to push towards installation in the most complete sense. We sought a composer / collector approach and, having been able to observe the construction of the installation, he interpreted our need for totality. Therefore the soundtrack was not merely a support, but a pillar. Luca interpreted the concept of suspension with the composition of stage noises and music: whoever immerses themself in the installation is placed in limbo, is forced to interact with the sound environment.
If you had to label this installation with three adjectives, which ones would you choose?
MLS – A lively and intriguing exploration of a new way of conceiving still life. But there aren’t three …
Will we see the Suspended Guest in other locations?
MLS – Yes. The performance in November raised expectations. Not only ours but also those of a warm and inspiring audience. We are working on a travelling version. Trieste will probably be the next stop It doesn’t necessarily mean that it will reappear in an art gallery, it could reappear in a private setting. …
Was it tiring to come back to a personal practice, a long way from commissioned works? Or liberating??
MLS – I have to thank Charlotte Ménard of Arcipélago for insisting on dragging me down this road. The concept of personal work has always been intrinsic to my commissioned work. But the liberating power of a completely authorial approach is unmatched. Tiring? I don’t think it can be defined like this. Fatigue is inherent in an action without will, without its own meaning, perspective or balance.
The next chapter after The Suspended Guest?
MLS – The Suspended Guest has generated a series of collateral activities so that the full stop at the end of the chapter is not yet in sight. At the moment I’m working in two different and opposing directions. A project that concerns nature, in its elements but also as a human environment / space, and a re-edition of some archival projects. Oh I forgot: we are building a website that encompasses these experiences, feeding my photographic studio with new energies to transform it into a real studio, where by invitation you can browse the catalogue of my works.
matteolavazza.it