SURI _ 02

HALYMENIA FLORESIA, ph. Estevan Bruno

english below

… SURI _ 01

 

 

Appassionata, determinata, intraprendente…
Giulia Vecchiato, in arte SURI
si dedica al gioiello contemporaneo dal 2018.
I suoi pezzi sono sculture in miniatura
e raccontano di forza, preziosità, organicità e fragilità.
Ogni pezzo è elegante e grezzo, fragile e monumentale, visivo e letterario, antico e contemporaneo.

 

 

Æ – Qual’è il pezzo più complesso che hai realizzato?
Quale quello che ti rappresenta di più? Perché? 

GV – Penso al primo anno in cui mi sono ritrovata sola con me stessa, seduta al mio banchetto da lavoro, costretta a trovare soluzioni tecniche per la riuscita dei primi gioielli che mi commissionavano. Ogni tanto chiamavo il mio Maestro orafo – Mariano Contin, per avere la conferma di una qualche soluzione tecnica che mi saltava in mente, adesso lo chiamo solo per salutarlo. Non so dire quale sia il pezzo più complesso mai realizzato, la complessità dei pezzi procede assieme a me. Sicuramente la collaborazione con Agustina Ros che ha dato vita a SURI & ROS, una collezione di pezzi unici in vetro e metallo che tutt’ora procede e continua a crescere, è stata una grande sfida tecnica. Quando abbiamo deciso di lavorare assieme, all’inizio del 2020, avevamo la certezza del risultato finale cui volevamo giungere, ma per la parte tecnica avevamo solo delle intuizioni, la cui efficacia andava verificata nella pratica. L’altra grande sfida con SURI & ROS è stata la distanza tra me e Agustina: ci siamo ritrovate a dover lavorare ognuna nel proprio laboratorio – lei a Barcellona ed io a Venezia – confrontandoci in videochiamata e spedendo reciprocamente i pezzi in lavorazione per poi completarli.

Il pezzo che mi rappresenta di più oggi – domani chissà… è sicuramente un anello, probabilmente BESTIA, un anello in argento bianco leggermente satinato, elegante, grezzo, soffice, indiscreto e potente.

Il pezzo che mi rappresenta di più oggi è sicuramente un anello,
probabilmente BESTIA,
un anello in argento bianco leggermente satinato, elegante, grezzo, soffice, indiscreto e potente.

Ad una prima occhiata l’indossabilità di questo anello può sembrare complessa, invece si adatta all’anatomia della mano senza dare fastidio, rivelandosi uno statement ring molto portabile. Tra l’altro di recente ho realizzato una versione sorella per una cliente, incastonando un meraviglioso opale semi nascosco sotto ad una delle “zampe”.

Æ – Come nascono le tue collaborazioni? I momenti più belli durante questi processi?

GV – Le mie collaborazioni nascono da una gran voglia di stimoli e di mettersi in discussione. Io non dico mai di no alle nuove sfide, nella mia breve esperienza ho visto che alla fine, nonostante gli apparenti ostacoli, si arriva sempre al risultato sperato. Lo scorso anno, forse anche per via del momento storico in cui ci siamo trovati a muoverci, SURI ha iniziato ad avere una rete sempre più fitta e varia di collaborazioni. Da parte mia ho sentito una forte attrazione verso le realtà che mi circondavano, non potendo viaggiare mi sono guardata attorno con più attenzione, rendendomi conto che Venezia è un groviglio di persone che, ognuna con le più svariate competenze, hanno voglia di esistere e resistere in questa città. Ho capito che abbiamo a disposizione un terreno fertile molto vasto su cui poterci muovere e se iniziamo a tessere una rete tra di noi riusciremo ad arricchire ognuno il proprio hummus, nuovi punti di vista saranno svelati con la conseguenza, tra le altre, che il bacino d’utenza di ognuno si amplia e si diversifica. Trovo che sia davvero controproducente l’atteggiamento che hanno molti, specialmente tra le generazioni che precedono la mia, di fare competizione piuttosto che coesione.

Amo molto la fase iniziale di ogni collaborazione: dopo un primo confronto con l’altra parte, si presenta la fase dell’ideazione del progetto. Lo scopo è quello di mettere assieme le cose, trovare un punto d’incontro tra la mia sensibilità e quella di chi mi sta di fronte. Ogni collaborazione, in misura diversa, costringe a spingerti oltre la tua comfort zone, nutrendo istinti che forse non sarebbero mai emersi.

Ogni collaborazione, in misura diversa, costringe a spingerti oltre la tua comfort zone,
nutrendo istinti che forse non sarebbero mai emersi.

Succede anche che le collaborazioni diventino un ottimo pretesto per approfondire temi in cui spesso mi sembra di non avere il tempo di immergermi, un esempio recente è il mio lavoro per ONA Short Film Festival, un festival di outdoor short films, per il quale ho realizzato i premi da consegnare ai vincitori. Ho colto l’occasione per creare un oggetto che racconta della meraviglia del cosmo: ho inciso a mano la mappa astrale del primo giorno di Festival su una coppetta di ottone brunito. Sono molto interessata al cielo notturno, mi incanta e mi cattura lasciandomi addosso un senso di profonda pace. In questo caso ho quindi dato voce ad una mia ricerca personale che chissà quando avrei trovato modo di esprimere. Le collaborazioni sono sempre uno scambio, questo mi piace e mi convince sempre più a mantenere questa strada parallela al mio lavoro individuale.

Æ – Approcciarti a collaborazioni con discipline artistiche diverse dalla tua :
limite o stimolo?

GV – Come detto precedentemente, sono convinta che l’approccio a diverse discipline artistiche sia  sempre un grande arricchimento… Abbiamo la fortuna di avere il lavoro letteralmente nelle nostre mani ed è sorprendente la capacità di questo strumento di muoversi in qualsiasi contesto. Non credo che ci siano dei limiti reali, ma solo quelli che la nostra mente crede tali.
Se si ha una visione di sè nel presente,  con la consapevolezza che viene dal passato, ci si muove con una certa agilità in ogni direzione possibile.

Se si ha una visione di sè nel presente,  con la consapevolezza che viene dal passato,
ci si muove con una certa agilità in ogni direzione possibile.

Æ – Cosa apporta questo scambio al tuo lavoro?

GV – Penso a SURI x A.C., la mia collaborazione con Alberto Cornolò, un brillante fashion designer emergente alla IUAV di Venezia, e riconosco chiaramente la scia che questa connessione ha lasciato nel mio lavoro. In quell’occasione ho realizzato due pezzi unici, una spilla ed un orecchino, per la collezione finale che Alberto ha presentato durante la Milano Fashion Week 2020. Dall’esperienza con questi gioielli è nata LUCE, una capsule di orecchini. Ogni pezzo è unico, tagliato a mano, finito con una texture dorata calda e luminosa. Al metallo si aggrappano cascate di perle d’acqua dolce, piccole perle rosa luminosissime oppure minuscole conchiglie. Il risultato è un inno alla luce di Venezia, alla sua sensualità e le sue contraddizioni. Ogni pezzo è unico e si adatta perfettamente a qualsiasi corpo. Ogni collaborazione necessita un confronto tra me e l’altro, da queste chiacchierate emergono intuizioni che bisogna saper ascoltare perchè spesso la loro forza si rivela dopo qualche tempo, ripresentandosi d’innanzi a noi magari tramite una veloce annotazione su un pezzo di carta.

Æ – Se dovessi scegliere un unico pezzo per sempre, quale sarebbe?

GV – Premesso che trovo inaccetabile l’idea di un solo gioiello per sempre, perchè tutto è in costante evoluzione, forse sceglierei un anello tra i più essenziali, senza pietre.

… trovo inaccetabile l’idea di un solo gioiello per sempre, perchè tutto è in costante evoluzione…

Uno dei miei anelli a filo grosso e tondo, magari in una versione in oro rosa, un gioiello che fa sentire la propria presenza ma che agilmente diventa parte del corpo. Credo questo sia un gioiello che possiede una forza eterna, al momento questo mi appare come un pezzo unico eterno.

Æ – Cosa vuoi comunicare con il tuo creare, con i tuoi gioielli?

GV – Non credo che il processo di crezione di qualcosa sia un atto generoso, è piuttosto un modo come un altro per nutrire se stessi.

Non credo che il processo di crezione di qualcosa sia un atto generoso,
è piuttosto un modo come un altro per nutrire se stessi.

Poi succede che il prodotto di questo processo diventi qualcosa in cui si riconosce anche qualcun’altro, forse allora il processo stesso muta e la consapevolezza di questo riconoscimento ne diventa parte attiva.
Voglio dare potere a chi indossa i miei gioielli, voglio che siano uno strumento per rendere visibile la forza di ognuno.

Il gioiello è saldamente legato al corpo, è questo il rapporto che lo distingue da un oggetto.
Il gioiello può essere uno strumento di comunicazione, un simbolo, un memento, un peso che può renderci più consapevoli del nostro corpo.

Æ – Prossimi progetti? 

GV – Ho tanti progetti in corso. Ci saranno un pò di novità anche all’interno del mio sito come l’inserimento di una sezione “Limited Editions” che consiste in una piccola produzione di alcuni pezzi che considero particolarmente rappresentativi e senza tempo.

… l’inserimento di una sezione “Limited Editions”
che consiste in una piccola produzione di alcuni pezzi
che considero particolarmente rappresentativi e senza tempo.

In questo periodo io e Agustina Ros stiamo finalmente lanciando la nostra collezione SURI & ROS, la presenteremo online con uno shooting mozzafiato di Marta Marinotti, una fotografa con una sensibilità commovente, e poi vorremmo farla viaggiare un pò, quindi vi terrò aggiornati perchè ci sarà del movimento.
Non posso rivelare più di questo per il momento, solo che sto lavorando a tanti progetti e ci saranno novità…

Æ – Un tuo pensiero
sull’importanza
sulla non importanza
sul non dare la giusta importanza
agli accessori 

GV – Mi rendo conto solo ora, leggendo questa domanda, di non aver mai cosiderato i miei gioielli come degli accessori. Forse non sono la persona più adatta a rispondere, sono troppo immersa nel mondo del gioiello per averne una visione accessoria.

… sono troppo immersa nel mondo del gioiello per averne una visione accessoria.

Per me sono vitali, non posso assolutamente uscire senza anelli. Se mi capita di uscire senza, torno sempre a casa a rimediare. Amo moltissimo ricevere racconti e punti di vista da parte di chi possiede i miei gioielli, alla fine è ognuno di loro che decide cosa farne, come portarli, quando indossarli e cosa comunicare.

Amo moltissimo ricevere racconti e punti di vista da parte di chi possiede i miei gioielli,
alla fine è ognuno di loro che decide cosa farne, come portarli,
quando indossarli e cosa comunicare.

 

surijewelry.com

 

 

 

***

 

 

Passionate, determined, resourceful …
Giulia Vecchiato, in art SURI
has been dedicated to contemporary jewellery since 2018.
Her pieces are miniature sculptures
and tell of strength, preciousness, coherence and fragility.
Each piece is elegant and rough, fragile and monumental, visual and literary,
ancient and contemporary.

 

Æ – What is the most complex piece you’ve made?
Which one represents you the most? Why?

 GV – I think of the first year in which I found myself alone with myself, sitting at my work bench, forced to find technical solutions for the success of the first jewels that had been commissioned from me. Every now and then I called my goldsmith Master – Mariano Contin, to have some technical solution that jumped into my mind confirmed, now I call him only to say hello. I do not know which piece I’ve ever made is the most complex, the complexity of the pieces moves forward together with me. Certainly the partnership with Agustina Ros that gave life to SURI & ROS, a collection of unique pieces in glass and metal that is still moving forward and continuing to grow, was a great technical challenge. When we decided to work together, at the beginning of 2020, we were sure of the end result we wanted to achieve, but on the technical side we only had intuitions, their effectiveness had to be verified in practice. The other big challenge with SURI & ROS was the distance between me and Agustina: we each had to work in our own workshop – she in Barcelona and I in Venice – comparing notes via video call and sending each other the pieces in progress to be finished off.

 


The piece that represents me most today – who knows tomorrow … is definitely a ring, probably BEAST, a ring in slightly satin-finished white silver, elegant, raw, soft, inquisitive and powerful.

The piece that represents me most today – who knows tomorrow … is definitely a ring, probably BEAST, a ring in slightly satin-finished white silver, elegant, raw, soft, inquisitive and powerful.

At first glance, the wearability of this ring may seem complex, but in fact it adapts to the anatomy of the hand without becoming a nuisance, revealing itself to be a very portable statement ring. Moreover, I recently created a sister version for a client, setting a wonderful semi-hidden opal under one of the “paws”.

 

 

 Æ – How are your partnerships born? What are the best moments during these processes?

 GV – My partnerships arise from a great desire for stimuli and for questioning. I never say no to new challenges, in my short experience I have seen that in the end, despite the apparent obstacles, the desired result is always achieved. Last year, perhaps thanks to the particular moment in history where we found ourselves, SURI began to have an increasingly dense and varied network of co-operative projects. For my part I felt a strong attraction towards the things that surrounded me, not being able to travel I looked around more carefully, realizing that Venice is a tangle of people who, each with the most varied skills, want to exist and survive in this city. I understood that we have a very vast fertile ground on which we can move and, if we start to weave a network among ourselves, we each be able to enrich our own soil, new points of view will be revealed with the result, among other things, that the catchment area of each of us will widen and diversify. I find that the attitude that many have, especially among the generations before mine, of competing rather than cohering is really counterproductive.

 

 

 I really love the initial phase of each partnership: after an initial discussion with the other side, the project design phase is presented. The aim is to put everything together, to find a meeting point between my sensibility and that of the other person. Each partnership, to differing degrees, forces you to push yourself beyond your comfort zone, nurturing instincts that may never have emerged.

Each partnership, to differing degrees, forces you to push yourself beyond your comfort zone,
nurturing instincts that may never have emerged.

It also happens that the collaborations become a great excuse to explore themes in which I often don’t seem to have the time to immerse myself, a recent example is my work for ONA Short Film Festival, an outdoor short film festival, for which I created the prizes which were presented to the winners. I took the opportunity to create an object that tells of the wonder of the cosmos: I hand-engraved the astral map of the first day of the Festival on a burnished brass cup. I am very interested in the night sky; it enchants and entraps me, leaving me with a sense of deep peace. In this case then, I gave voice to my personal interest that who knows when I would have found a chance to express. Collaborations are always an exchange, I like this and it urges me on more and more to keep this parallel road to my individual work.

 

 

 Æ – Approaching collaborations with artistic disciplines other than yours:
is it limiting or stimulating?

 GV – As I said earlier, I am convinced that contact with different artistic disciplines is always very enriching… We are fortunate to have the work literally in our hands and this tool has an amazing ability to move into any context. I don’t think there are any real limits, only those that our mind believes are there.
If you have a vision of yourself in the present, with the awareness that it comes from the past, you can move with great ease in all possible directions.

If you have a vision of yourself in the present, with the awareness that it comes from the past, you can move with great ease in all possible directions.

 Æ – What does this exchange bring to your work?

 GV – I’m thinking of SURI x A.C., my collaboration with Alberto Cornolò, a brilliant emerging fashion designer at IUAV in Venice, and I can clearly see the trail this connection has left in my work. On that occasion I created two unique pieces, a brooch and an earring, for the final collection that Alberto presented during Milan Fashion Week 2020. From the experience with these jewels, LUCE was born, a capsule collection of earrings. Each piece is unique, hand-cut, finished with a warm and luminous golden texture. Cascades of freshwater pearls, small bright pink pearls or tiny shells cling to the metal. The result is a hymn to the light of Venice, to its sensuality and its contradictions. Each piece is unique and fits perfectly on anybody. Every partnership requires a discussion between me and the other person, from these chats insights emerge that you have to know how to listen to, because often their strength is revealed over time, appearing to us perhaps only thanks to a quick note on a piece of paper.

 

 

 Æ – If you had to choose one forever piece, which would it be?

 GV – With the premise that I can’t accept the idea of a single forever jewel, because everything is constantly evolving, perhaps I would choose a ring among the most essential, without stones.

I can’t accept the idea of a single forever jewel, because everything is constantly evolving…

 

 

One of my thick and round wire rings, perhaps in a rose gold version, a jewel that makes its presence felt but which easily becomes part of the body. I think this is a jewel that has an everlasting strength, at the moment this seems to me to be an eternal single piece.

 Æ – What do you want to communicate with what you create, with your jewels?

 GV – I don’t think the process of creating something is a liberal act, rather it’s a way like any other to nourish yourself.

I don’t think the process of creating something is a liberal act,
rather it’s a way like any other to nourish yourself.

Then it happens that the outcome of this process becomes something in which someone else also recognises themself, then perhaps the process itself changes and the awareness of this recognition becomes an active part of it. I want to empower those who wear my jewels; I want them to be a tool to make everyone’s strength visible. The jewel is firmly linked to the body; it’s this relationship that distinguishes it from an object. Jewellery can be a tool of communication, a symbol, a memento, a weight that can make us more aware of our body.

 

 

 Æ – Upcoming projects? 

 GV – I have many projects underway. There will also be some new features on my site such as the inclusion of a “Limited Editions” section which consists of a small production run of some pieces that I consider particularly representative and timeless.

… the inclusion of a “Limited Editions” section
which consists of a small production run of some pieces
that I consider particularly representative and timeless.

In this period Agustina Ros and I are finally launching our SURI & ROS collection, we will present it online with a breathtaking shoot by Marta Marinotti, a photographer of great feeling, and then we would like to move the collection on a little, so I will keep you updated because there will be some changes.
I can not reveal more than that for the moment, just that I’m working on many projects and there will be updates …

 Æ – One of your thoughts
on the importance
on the unimportance

on not giving due importance
to accessories

GV – I’ve realised only now, reading this question, that I have never considered my jewellery as accessories. Maybe I’m not the best person to answer; I’m too immersed in the world of jewellery to have a subsidiary vision.

 

 

For me they are vital, I absolutely cannot go out without rings. If I happen to go out without any, I always come home to put it right. I love receiving stories and points of view from those who own my jewels, in the end it is each of them who decides what to do with them, how to wear them, when to wear them and what to communicate.

I love receiving stories and points of view from those who own my jewels,
in the end it is each of them who decides what to do with them,
how to wear them, when to wear them and what to communicate.

 

 

 

surijewelry.com