Confinis

Confinis

by

Marco Tagliafierro

 

Il ritmo di un respiro scandirà la progressione degli articoli pubblicati in successione all’interno di Confinis. Si tratta di  una rubrica, a cura di Marco Tagliafierro,  per la quale soggetti e oggetti si confronteranno in interviste speculari volte a determinare la natura ossimorica del concetto stesso di confine. Fluttuando nel tempo e nello spazio, forme pensiero si andranno ad aggregare trovando, in AtemporaryJournal, già a partire dal nome, il contenitore ideale per il loro esplicitarsi.

Il progetto in questione si configura come un’ inconsueta intervista incrociata dedicata ad artisti politecnici, a loro volta stimolati a chiamare in causa come co intervistati  figure professionali, le più diverse,  che agiscano in zone di confine ambientale, culturale, mediatico, psicologico e che riflettano sulle possibili implicazioni artistiche generate a partire da questa specifica condizione di individui di frontiera.

Ogni  artista è invitato a formulare cinque domande indirizzate all’interlocutore scelto dall’artista medesimo; formulando le domande, ogni artista si troverà a parlare della propria esperienza artistica e sincronicamente si troverà a riferirsi al contributo che l’interlocutore da lui scelto ha espresso nel loro rapporto di confidenza, confronto, interazione speculativa.
L’interlocutore selezionato, a sua volta,  sarà chiamato a formulare cinque domande da rivolgere all’artista che lo ha selezionato, ribaltando la prospettiva dell’intervista.

Questa rubrica rappresenterà un invito alla migrazione osmotica di segni, pensieri, parole, colori e uno stimolo al confronto e alla coesistenza delle identità molteplici e sfaccettate e delle personalità migranti.

Il termine “confine” esprime un ossimoro: secondo l’etimologia latina infatti significa “vicino”, eppure noi lo usiamo convenzionalmente per intendere una distanza determinata da un limite fisso e certo, laddove termina una proprietà privata, una provincia, uno Stato. Il confine di stato può essere naturale (il mare, i monti, i deserti, i fiumi, i laghi, le foreste) o artificiale. Esso ha grande importanza perché determina la situazione geografica di uno Stato, la sua superficie e la sua figura planimetrica.
Le genti sovente hanno varcato i confini naturali e da sempre hanno tentato di oltrepassare quelli culturali, intendendo con cultura il complesso delle cognizioni intellettuali, tecniche e tecnologiche possedute e personalmente rielaborate da un individuo.

L’arte, intesa come tèchne, è caratterizzata da continui sconfinamenti da un medium espressivo all’altro. Per quanto concerne il fare artistico, esiste una propensione alla dissolvenza tra le discipline, tra i media, una naturale tensione ad affrontare l’incontro mediatico attraverso uno scambio di singole monadi che tali, ovvero distinte, vogliono restare, anche se nell’ambito di uno sconfinamento.

Esistono genti / artisti che vivono quotidianamente una condizione di equilibrio tra due possibili applicazioni distinte della stessa tecnologia.
Esistono genti / artisti che esprimono uno stato in bilico tra due polarità percettive.
Esistono genti / artisti che significano in ogni momento della loro vita il confronto con altri artisti, vivendo una condizione di confine “altra” rispetto all’usuale.

 

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The rhythm of breathing will mark the progress of the articles published successively in Confinis. This is a column, edited by Marco Tagliafierro, in which subjects and objects will confront each other in mirrored interviews which are aimed at determining the oxymoronic nature of the concept of border itself. Fluctuating in time and space, forms and thoughts will aggregate, finding, in AtemporaryJournal – as the name shows – the ideal vehicle for their expression.

The project in question is configured as an unusual cross interview dedicated to polytechnic artists, who in turn are stimulated to involve professional figures as their co-interviewees; the most diverse, working at environmental, cultural, media, psychological border areas and reflecting on the possible artistic implications which are generated from this specific starting-point of individuals on the boundaries.

Each artist is invited to ask five questions addressed to the interviewee whom they have chosen; by formulating the questions, each artist will find that they are talking about their personal artistic experience whilst simultaneously referring to the contribution that the chosen interviewee has expressed; creating a relationship of confidence, comparison, speculative interaction. 

The chosen interviewee, in turn, will be asked to select five questions to ask to the artist, thus reversing the perspective of the interview.

This column will represent an invitation to the transfer by osmosis of symbols, thoughts, words, colours and a stimulus to the comparison and coexistence of multiple and multifaceted identities and migrant personalities.

The term “border” expresses an oxymoron: in Latin etymology it means “near”, yet we use it conventionally to mean a distance determined by fixed and certain limits, where a private property, a province, a state ends. The borders of the state can be natural (the sea, mountains, deserts, rivers, lakes, forests) or artificial. This is of great importance because it determines the geographical situation of a State, its surface and its layout. 

People have often crossed natural borders and have always tried to go beyond the cultural ones;    the term “culture” being used here to refer to the complex of intellectual, technical and technological knowledge possessed and personally reworked by an individual.

Art, being understood in the sense of tèchne, is characterized by continuous incursions from one expressive medium to another. With regard to the making of art, there is a tendency to merge between disciplines, between media, a natural tension to face the encounter between different media through an exchange of individual units that aim to retain their distinctiveness even as they escape their borders

There are people / artists who live every day in a condition of equilibrium between two possible distinct applications of the same technology.
There are people / artists who are able to express a state of balance between two perceptual polarities.
There are people / artists who are in dialogue with other artists in every moment of their life, experiencing an out-of-the-ordinary border condition.

 

marcotagliafierro.it